Cresciuto in Francia, felicemente legato al mondo musicale libanese, in particolare alla darbuka, Halal è da tempo protagonista di formazioni e dischi ben riusciti, dal trio di Nizar Rohana a quello con Erwan Keravec e Mounir Troudi (“Revolutionary Birds”), al Bey-ler-bey Trio in cui dialoga con Florian Demonsant e Laurent Clouet. Fedele al numero tre, la prima prova discografica a suo nome organizza diciannove brani in un triplo CD. “Le Cri du Cyclope” presenta una spiccata creatività fin dalla confezione, con l’involucro del CD che si spiega in quattro ante con surreali collage, pitture e soluzioni grafiche di Benjamin Efrati e Diego Versategui. La ricchezza di idee e di musicisti è notevole. Da dove cominciare ? Su tutte, spicca la diciassettesima traccia, “Dernière incantation”, con la voce di Gamalat Shiha, l’ “anima” della musica egiziana, morta lo scorso 3 maggio a ottantacinque anni, dopo una vita dedicata al canto, prima nell’ensemble di Zakaria El-Heggawi, poi con il suo gruppo El-Falaheen. In "Dernière incantation" non manca di emozionare, sostenuta dall’ud di Gregory Dargent e dalla darbuka di Halal. Il primo CD si apre spavaldo con “L’oracle”, senza ancora introdurre strumenti a percussione, ma giocando con la voce di Leila Martial anche in chiave ritmica (la ritroveremo in “Incantation”), dispiegando subito l’abbondante paletta degli strumenti a fiato, comprese mizmār e zurne, che poi andranno a caratterizzare un modo puntuale le tracce successive. Si tratta di un brano in bilico fra diverse tessiture sonore, a creare tensione, a chiarire fin dall’inizio l’ampia libertà timbrica e compositiva che caratterizza il lavoro e che mette in relazione registri compositivi e improvvisativi contemporanei, mediterranei, balcanici. Con il secondo brano, “Au son des tambours”, il cambio di passo e di ritmi è repentino e introduce, accanto alla darbuka, anche doholla e daf. La raffinata tecnica di Halal – a suo agio sia con pelli sintetiche sia con strumenti tradizionali, ma soprattutto capace di suscitare ascolto giocando con pause e dinamiche sonore – è esemplare anche in “Strabisme”, forse il brano più godibile in chiave percussiva. Tutto il lavoro, ma in particolare il primo CD, è all’insegna del cambio di registro sonoro, con gli strumenti in evidenza che spaziano dalla musicalità “di strada” in stile stomp ai frammenti campionati di “Présage”, che echeggiano i chapliniani “Tempi moderni”, al rarefatto lavoro sulle pelli di “Prosodie”, allo straordinario sforzo di sintesi de “Le Cri du Cyclope”, che sa unire i ritmi del ballo alle distorsioni liriche di un presente già sufficientemente distopico. Quando ho incontrato Wassim Halal, dopo l’uscita del disco, mi aveva accennato all’importanza dell’aver potuto contare per questo lavoro sul sostegno di AFAC, il fondo arabo per il sostegno alle arti, che gli ha permesso di registrare nel centro Makan, punto di riferimento culturale del quartiere Mounira al Cairo, e della piacevoli visite di un numero così alto di amici musicisti da vedere il risultato discografico estendersi prima ad un secondo e quindi ad un terzo CD. Il secondo disco volta ancora una volta pagina e con “Rêve de Polyphème” ci immerge nell’estetica e nelle sonorità del gamelan balinese, in compagnia di Théo Merigeau, Sven Clerx, Jérémie Abt, Antoine Chamballu, Ya-Hui Liang, un lavoro che ha avuto seguito con“Polyphème” per il festival Détours di Babel (Isère), presentato per la prima volta, insieme all’ensemble Gamelan Puspa Warna, all’Institut des cultures d’Islam a Parigi il 21 febbraio. Quattro impeccabili fiati (i sax di Raphael Quenehen e Jean Dousteyssier , i clarini di Laurent Clouet e Benjamin Dousteyssier) sono i protagonisti di “Dans le ventre de la Bête”, che merita una visita Youtube perché dialoga in modo tragicomico con le immagini di Georges Méliès nel video “La cuisine de l’ogre”. Poteva mancare un quartetto d’archi ? Eccolo nel minimalista ed energico “Prisme de 3” con Amaryllis Billet, Anil Eraslan, David Brossier, Léonore Grollemund. Medio Oriente e Balcani tornano protagonisti e coinvolgenti nel terzo CD che ospita amici di lunga data come Grégory Dargent (ud) e Florian Demonsant (fisarmonica). A Laurent Clouet (clarinetto), Erwan Keravec (zampogna), Samir Kurtov (zurna) è affidato “Exotropie”, lirico e pirotecnico brano conclusivo dove le percussioni di Halal creano un dinamico contrappunto a questa insolita e affascinante combinazione di fiati e soluzioni armoniche.